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  Associazione Vegetariana Animalista

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ALLA DIREZIONE DEL TRIBUNALE PER I DIRITTI DELL’AMMALATO PRESSO L’OSPEDALE

        

 

         OGGETTO: istanza per l’alternativa di pasti vegetariani e vegani negli istituti ospedalieri.

        

         Da tempo persone vegetariane e vegane presentano a questa Associazione lamentele in merito alla difficoltà di usufruire, durante la degenza ospedaliera, del pasto alternativo a quello convenzionale a base di carne, pesce, uova e derivati del latte; inoltre lamentano la scarsità di cibo, la monotonia e soprattutto la scadente qualità delle pietanze prevalentemente cotte con scarso valore nutrizionale, povere di vitamine, fibra, minerali organici, antiossidanti, polifenoli… indispensabili per un più rapido e ottimale recupero della salute.          Tale alimentazione si ritiene altamente inadatta nel periodo in cui l’organismo, a seguito di una malattia, di un intervento chirurgico, dell’inattività motoria o della stessa azione dei farmaci, ha maggiormente bisogno di rinforzare le sue difese immunitarie attraverso l’assunzione di cibi allo stato naturale, biologici e possibilmente crudi (con la cottura gli alimenti perdono gran parte del loro corredo vitaminico, degli enzimi digestivi, delle proteine che subiscono una denaturazione e di sali minerali che diventano inorganici, cioè inassimilabili).

         Sembra che gran parte dei presidi ospedalieri disattende le direttive internazionali dei grandi istituti di ricerca: quali l’American Dairy Counciol, la World Health Organizzation, il Max Planck Istitute, l’Istituto della Nutrizione Umana, i Ministri della salute europei ed altri, i quali raccomandano l’assunzione di 5 porzioni di frutta e verdura da consumarsi nell’arco della giornata per scongiurare le molte patologie correlate al consumo di grassi e proteine animali e di alimenti raffinati, scarsi o privi del tutto di valore nutrizionale, come il pane bianco, la pasta non integrale, il brodo di carne, i cibi conservati o trattati. Molte malattie moderne, infatti, come stipsi, colite, calcolosi, obesità, diabete, tumori del colon…sono causate proprio dalla raffinazione dei cibi che possono sviluppare molecole tossiche, scientificamente dimostrate cancerogene.

         In modo particolare per ciò che riguarda la carne, che viene somministrata quasi giornalmente agli ammalati, risulta favorire l’insorgere di molte patologie, tra cui: allergie, carenze di calcio, cancro allo stomaco, all’intestino, al colon, al retto, al pancreas, alle vie urinarie, appendicite, vene varicose, trombi, emboli, calcoli biliari, fibromi uterini, ipertrofia prostatica, lesioni al fegato, senilità precoce, candidosi, insufficienza renale, diverticolosi, emorroidi ed altre.

         Che il nostro organismo non abbia necessità di assumere carne per costruire le proteine necessarie è stato dimostrato scientificamente fin dal 1961 da Frances More Lappe in virtù del meccanismo di complementazione degli animoacidi dei vegetali attraverso cui l’organismo è in grado di formare proteine del più alto valore biologico, come tra l’altro dimostra l’ottima salute dei vegetariani. Riteniamo infatti che l’essere umano non sia strutturato anatomicamente per nutrirsi di carne come gli animali predatori: dovrebbe avere succhi gastrici 20 volte più potenti, l’enzima urikase, un canale intestinale molto più corto, artigli, zanne, velocità per rincorrere la preda, insensibilità di squartarla e divorarla ancora palpitante.

         In particolare le Linee Guida per la Prevenzione dei Tumori degli USA, redatte dall’ Institute for Cancer Research nel 1997, raccomandano l'aderenza ad una dieta ricca di fibre e povera di grassi, che includa vari tipi di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, come migliore strategia per la prevenzione del cancro. Questo Istituto attribuisce il 35% delle morti per tumore alla cattiva alimentazione; in particolare il 70% de tumori al colon-retto, il 75% alla prostata e al pancreas e il 50% alla mammella. Altri studi hanno evidenziato la correlazione esistente tra consumo di grassi saturi Alzheimer e Morbo di Parkinson. Inoltre, nei paesi dove la dieta è prevalentemente vegetariana le malattie come artrosi, arteriosclerosi, ipertensione, diabete, osteoporosi ed altre sono meno frequenti o addirittura sconosciute. Inoltre, nei paesi occidentali,dove una persona su 4 muore per malattie cardiovascolari, studi clinici hanno evidenziato che la dieta vegetariana può prevenire il 90% di ictus e addirittura il 97% di infarti.

         Allo scopo di chiarire l’attendibilità della scelta vegetariana l’AVA, attraverso i suoi esperti di nutrizione, ritiene che l’alimentazione più adatta per l’essere umano sia quella conforme alla sua natura di essere fruttariano, cioè frutta verdura, germogli, semi e radici. A tal proposito ci preme ricordare che la dieta vegetariana non solo non risulta carente di alcun componente nutrizionale ma che è in grado di garantire una salute più ottimale di quella onnivora, come risulta da molti esperimenti condotti dai più accreditati istituti di alimentazione, come quello dell’Università inglese di Cambridge che nel 2001 ha visto coinvolti 40.000 soggetti, bambini, adulti e anziani dei due sessi per 20 anni, in cui è stato dimostrato che tra i vari gruppi (carnivoro, onnivoro, vegetariano, lattoovovegetariano, vegano e crudista) quello crudista rivelava totale assenza di malattie, quello vegano era abbastanza vicino a tale situazione, quello vegetariano accusava solo qualche patologia mentre i gruppi carnivoro e onnivoro presentavano alti tassi di incidenza di malattie cardiovascolari e cancro. A conferma di quanto suddetto l'American Dietetics Association, la più grande organizzazione di nutrizionisti americani e canadesi sostiene che le diete vegetariane e vegane, ben bilanciate, sono corrette ed adeguate per ogni fase della vita compreso gravidanza, allattamento, prima, seconda infanzia e adolescenza.

Un altro studio condotto su 78.000 donne per 12 anni ad Harvard ha dimostrato che i soggetti che assumevano latte 3 volte al giorno presentavano un numero di fratture assai più alto delle donne che non consumavano latticini. Infatti il calcio, nella forma organica (cioè assimilabile) necessario alla salute degli esseri umani, è solo quello presente nei vegetali, mentre il calcio del latte vaccino, scarsamente assimilabile perché legato alla caseina (base di una delle più potenti colle per il legno) risulta responsabile dell’insorgere dell’osteoporosi per il suo potere altamente acidificante dovuto al troppo calcio dei latticini e al forte contenuto proteico.

         Per ciò che riguarda l’assunzione di ferro la realtà dimostra che vi sono molte più probabilità che si verifichi carenza di tale minerale nella dieta onnivora che in quella vegetariana in quanto ciò che consente l’assimilazione di tale minerale è la presenza di vit C, Rame e Cobalto: abbondanti nei vegetali mentre scarseggiano nei prodotti carnei. Allo stesso modo l’acido grasso essenziale Omega 3 può essere ricavato dai vegetali crudi, dai legumi, dalla frutta secca e dai semi, senza incorrere negli effetti negativi per la salute del pesce contaminato da piombo, mercurio, scarichi industriali e vari residui chimici. Studi clinici evidenziano la riduzione della mortalità del 50-70% tra coloro che seguono una dieta vegetariana, contro il 15-30% tra coloro che fanno uso di pesce. Per ciò che riguarda la Vit. B12 si ricorda che l’abbondanza di Acido Folico nella dieta vegetariana permette di raggiungere i livelli RDA senza il bisogno di ricorrere alla carne, ma che per maggiore tranquillità l’AVA consiglia un integratore settimanale con cianocobalamina.

            I principali studi condotti su persone vegetariane confermano che i vegetariani vivono circa 5 anni in più rispetto alla popolazione onnivora e che tale aspettativa di vita può allungarsi fino a 15 anni se si è vegani e si segue un sano stile di vita.

         Si ritiene, infine, che per essere vegetariani non sia necessario la guida di un nutrizionista: nessuna generazione ha avuto bisogno di tali esperti per restare in buona salute ma che sia sufficiente cibarsi con tutto ciò che offre la natura escludendo dalla propria dieta gli alimenti incompatibili con la nostra struttura anatomica di esseri fruttariani.

 

         Considerato che l’ospedale è il luogo dove maggiormente lo Stato è chiamato a tutelare la salute del cittadino e favorire la sua riabilitazione organica; dal momento che le leggi del nostro Stato democratico tutelano la libertà di scelta dei cittadini, sia per motivazioni etiche (nella fattispecie il rifiuto di rendersi responsabili dell’uccisione di un animale) sia salutistiche; e dal momento che il pasto vegetariano, meno impegnativo e meno costoso del pasto convenzionale a base di carne o pesce, è raccomandato nella maggior parte degli istituti ospedalieri dei paesi più avanzati, si chiede a codesto Tribunale di voler mettere in atto ogni possibile iniziativa nei confronti degli organi preposti alla fornitura degli alimenti nelle strutture ospedaliere in modo da incoraggiare l’utilizzo di alimenti sani, biologici, integrali e possibilmente crudi al fine di aiutare il paziente, specialmente nelle lunghe degenze, al recupero della salute e tutelare i diritti di un numero sempre crescente di vegetariani.

  

Con molti ringraziamenti.

il presidente dell’AVA

dr. Franco Libero Manco