Comunicato Stampa LAV
NATALE, LAV:
VIA ARAGOSTE E ALTRI CROSTACEI DAL MENU;
VIVI SU GHIACCIO O CON CHELE LEGATE E’ MALTRATTAMENTO.
ORA LO AFFERMA ANCHE IL MINISTERO DELLA SALUTE IN UN DOCUMENTO
TECNICO-SCIENTIFICO.
LAV: VERIFICHE E DENUNCE IN TUTTA ITALIA; A ROMA, RISCONTRATE E DOCUMENTATE DIVERSE IRREGOLARITA’ .
La vendita di aragoste, astici e altri crostacei, particolarmente sostenuta in questo periodo natalizio, non può avvenire esponendo gli animali su ghiaccio o con le chele legate. Ora lo afferma anche il Ministero della Salute in un documento medico-scientifico redatto dal suo Centro di Referenza Nazionale per il Benessere degli Animali, intitolato “Sofferenza di aragoste e astici vivi con chele legate e su letto di ghiaccio durante la fase di commercializzazione”. Per contrastare tale pratica e far valere questo principio anche in ambito penale, sabato 22 dicembre la LAV ha organizzato, con i suoi attivisti, verifiche presso supermercati e punti vendita nelle principali città italiane, fra cui Roma, dalle quali sono scaturite altrettante denunce per violazione dell’articolo 544 ter del Codice Penale, che punisce il maltrattamento di animali con una sanzione fino ad un anno di reclusione o fino a 15mila euro.
Il documento tecnico-scientifco del Ministero della Salute afferma infatti che“Il posizionamento degli animali sul ghiaccio, anche se avvolti in sacchetti a tenuta, è assolutamente inappropriato sia come metodo anestetico che come metodi di stoccaggio, in quanto il contatto diretto con il ghiaccio determina asimmetria della perfrigerazione, sbalzo improvviso di temperatura, shock ipoosmotico da acqua di scioglimento o da condensa, ipossia e stress anaerobico”. A proposito di esposizione alla luce diretta e intensa, come spesso succede, il parere medico scientifico parla di “condizione generatrice di stress che riduce inoltre i tassi di sopravvivenza”. Per ciò che riguarda la legatura prolungata delle chele afferma che:“determina atrofia muscolare e inibizione dell’alimentazione se naturale e causa la ben più importante interferenza con i comportamenti di minaccia/difesa, l’applicazione della banda in animali freschi di muta può distorcere e indebolire le chele”.
“L’autorevolezza e l’ufficialità della fonte di questo parere tecnico-scientifico ci consentiranno di ottenere sanzioni a favore degli animali e di mettere al bando questa pratica crudele tanto quanto la cottura delle aragoste vive in acqua bollente - dichiara Gianluca Felicetti, presidente della LAV - Dal 2000 ad oggi il mercato delle aragoste in Italia è cresciuto nonostante il prezzo proibitivo: a fronte delle 123 tonnellate di aragoste pescate in Italia nel 2000 si è passati alle 311 tonnellate del 2005, mentre le importazioni sono passate dalle 1.272 tonnellate del 2000 alle 1.589 tonnellate del 2006. E il consumo di questi crostacei tende ad aumentare proprio in occasione delle festività natalizie, sempre più spinte a celebrare i consumi anziché l’importanza della vita, a qualunque specie vivente appartenga.”
Dello stesso tenore il parere espresso dal dott. Enrico Moriconi, medico veterinario di sanità pubblica e presidente dell’Associazione Veterinaria per i Diritti degli Animali, secondo il quale: “si può affermare senza tema di smentite che le aragoste mantenute sul ghiaccio sono in uno stato malessere e stress e pertanto chi li sottopone a tali condizioni causa loro una sofferenza punibile ai sensi della legge 189\04 (…). Se si analizza con lo stesso metro di giudizio il sistema di uccisione per immersione in acqua bollente, è ugualmente chiaro che il metodo è sicuramente doloroso perché la coagulazione delle proteine non avviene immediatamente a tutti i livelli e il danno provocato dal calore, cioè dall’acqua bollente, induce un dolore molto intenso (…) si deve affermare che si tratta di maltrattamento sia il mantenimento sul ghiaccio delle aragoste sia la loro soppressione tramite immersione in acqua bollente.”
La recente giurisprudenza di merito ha già confermato tale assunto con diverse pronunce, tra cui il Tribunale di Vicenza (24 aprile 2006) che ha emanato un decreto penale di condanna ad un ristoratore reo di aver maltratto gli astici, o la stessa Procura di Milano (6 novembre 2006) che ha emanato un decreto penale di condanna contro un ristoratore milanese.
E alcuni Comuni, per esempio Roma, hanno espressamente vietato questa pratica nei propri Regolamenti per la tutela degli animali.
Foto a disposizione su richiesta
22.12.2007
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